
Bandiere e stendardi di oltremare: il Giappone medievale
Durante la storia europea si possono osservare tanti esempi di utilizzo diverso di bandiere e stendardi, e anche altre culture lontane da noi hanno fatto lo stesso. Nell’epoca medievale giapponese erano largamente usati i Sashimono, piccoli stendardi indossati da ogni soldato, a seconda del tipo di battaglia, da ogni capo squadra, per identificare le truppe durante le battaglie.
Venivano di solito posti sulla schiena dei militari di base, detti ashigaru, dei samurai, e, grazie a dei porta-stendardi speciali, sulle montature di alcuni soldati di cavalleria. Durante il periodo Sengoku, un’epoca di lunga guerra civile fra la metà del XV secolo e l’inizio del XVII, questi emblemi si svilupparono enormemente, e c'erano tanti artigiani dediti alla fabbricazione di stendardi personalizzati.
Le diverse tipologie di Sashimono
I Sashimono erano usati varie fogge e forme, si possono suddividere nelle seguenti tipologie:
- Hata-jirushi: erano gli stendardi medievali più comuni usati sul campo di battaglia giapponese. Il termine può essere tradotto letteralmente con "bandiera simbolo", oppure "stendardo di segnalazione".
- Uma-jirushi: erano invece bandiere di grossa taglia che servivano come Sashimono personalizzati e portati dai comandanti dell’esercito; usate per identificare un daimyō (signore feudale) o un comandante militare altrettanto importante sul campo di battaglia. Mentre molte erano semplicemente grandi bandiere, non molto diverse dal Sashimono o dall'hata-jirushi, altre erano realizzate con figure tridimensionali, più simili ad aquiloni e a forma di campane, gong, ombrelli o stelle filanti.
- Nobori: è uno striscione giapponese. Sono bandiere lunghe e strette, attaccate a un palo con una barra trasversale per tenere il tessuto dritto e impedire che si avvolga attorno alla canna; in questo modo, il campo dello stendardo è sempre visibile e identificabile.
Per la realizzazione dei Sashimono i materiali più utilizzati erano la seta ed il cuoio. I simboli sui Sashimono erano spesso forma geometriche semplici, a volte accompagnate da ideogrammi del nome del capo del clan (Daimyo), il suo motto od il suo Kamon (o Mon).
Spesso il colore del retro indicava a quale unità faceva riferimento il portatore del simbolo (es.: verde per gli arcieri, blu per la fanteria leggera, rosso per la fanteria pesante). I samurai famosi o rispettati avevano a volte il loro Mon stampato sul Sashimono.
I loghi e simboli sui Sashimono: i Kamon
Il Kamon (o Mon) è uno stemma di famiglia che viene tramandato attraverso le generazioni.
La maggior parte si basa su disegni geometrici o floreali e la maggior parte dei Kamon più popolari deriva da quelli utilizzati in passato dall’aristocrazia, soprattutto dai membri della famiglia reale. Solitamente, consiste nella stilizzazione di una pianta, un animale, un oggetto terreno o celeste racchiusa in un circolo.
La società del tempo era principalmente analfabeta, così i Kamon divennero un utile strumento di riconoscimento anche per altre categorie: gli artigiani, mercanti, le troupe teatrali, gli appartenenti a determinati templi e santuari e addirittura le bande criminali.
Le regole sulla scelta e l’utilizzo dei Kamon erano ben definite, e in particolare la legge proibiva l’utilizzo improprio dei Kamon delle classi dirigenti, come il malvone dei Tokugawa e il crisantemo dell’Imperatore.
Occasionalmente, i capi dei clan permettevano l’utilizzo dei loro Kamon come ricompensa. Ciò veniva considerato un grande onore, al pari di ottenere il cognome del capo da portare sul campo di battaglia.